1 ora e 20 minuti dal Trullo della Pace
Otranto, la città che si affaccia sullo stretto omonimo, la Porta d’Oriente, la città italiana più spostata verso il settore orientale, è una città fortificata, il cui borgo antico è racchiuso dalle mura difensive che consentono tramite la Porta Alfonsina l’accesso al proprio interno.
La posizione geografica ha infatti da sempre rappresentato un’arma a doppio taglio, un’opportunità ma anche una minaccia per la città: spesso è stata teatro di invasioni e conflitti mirati all’occupazione della zona, che per molto tempo ha rappresentato il centro commerciale del Salento.
Va ricordato che, per la sua posizione geografica, è stato il comune salentino che più ha pagato in termini di martiri cristiani la violenza di Maometto II.
Da visitare:
CASTELLO ARAGONESE
E’ una antica fortezza militare progettata da Ciro Ciri e fatto costruire tra il 1485 e il 1498 da Fernando I D’Aragona, sulla base di costruzioni militari già presenti ed opera di svevi prima e turchi poi.
Il castello presenta una pianta pentagonale, cinta da un fossato di protezione, ha tre torri cilindriche angolari e un grande stemma appartenente a Carlo V sopra l’ingresso principale. Attualmente è utilizzato come splendido teatro per mostre e ed avvenimenti culturali.
BORGO ANTICO
Dalla piazza dove sorge il castello, situato nella zona est della città, inizia a diramarsi il labirinto di viuzze e vicoli, che costituiscono il borgo antico, la parte antica e più caratteristica della città.
Passeggiare lungo queste stradine dà l’impressione di essere riportati indietro nel tempo, con le casette, le scalinate, i cortili, le botteghe, le atmosfere di una volta.
È un piacere districarsi fra le mille piccole vie, scoprire scenari nascosti e godere dell’ospitalità della gente otrantina.
Ogni angolo poi presenta la sua meraviglia: una chiesa, una vista sul mare, un dettaglio da scovare.
CATTEDRALE
Poco distante dal Castello troviamo la Cattedrale di Santa Maria Annunziata, altra fantastica opera dall’immenso valore artistico e storico, risalente al XI secolo: la chiesa conserva infatti i resti del massacro degli 800 fedeli che durante l’invasione dei turchi nel 1480 tentarono la resistenza non volendo rinnegare la propria fede.
Il massacro dei martiri d’Otranto è una delle pagini più dolorose e tristi della città e ammirare all’interno della Cattedrale la Cappella dei Martiri è un’esperienza assolutamente particolare.
Altro tesoro custodito nella chiesa è il mosaico pavimentale, vero e proprio capolavoro che raffigura l’Albero della Vita, e ritenuto da molti esperti un’enciclopedia del cristianesimo.
Esso infatti raffigura molti episodi dell’Antico Testamento ed in generale il cammino che l’uomo deve svolgere per purificarsi dal peccato originale e raggiungere la salvezza eterna; contiene anche molti riferimenti pagani e numerose tracce del simbolico ruolo storico che Otranto ha svolto di ponte fra Occidente ed Oriente.
Ma Otranto è molto più di questo ed è un piacere perdersi nelle sue piccole vie piene di negozietti vicino al mare.
Allego un link interessante per una visita di 1 giornata: Cosa vedere a Otranto in una giornata
Oppure il classico sito di Tripadvisor: Otranto – Link a Tripadvisor
LAGHI ALIMINI E PORTO BADISCO
Laghi Alimini
L’area degli Alimini si presenta oggi come un luogo ameno, con pinete immense e spiagge incantevoli, soprattutto per il suo limpido mare e per le distese di dune sabbiose.
In passato costituiva la riserva di caccia di Federico II e degli Aragonesi. Il successivo abbandono la trasformò in un luogo paludoso e malsano, bonificato solo agli inizi del Novecento.
Oggi presenta in tutto il loro splendore due laghi, l’Alimini Grande e l’Alimini Piccolo, meta di turismo internazionale per la bellissima macchia mediterranea, per le dune sabbiose che, a volte, raggiungono i 12 metri e l’azzurro incomparabile del suo mare.
Porto Badisco
Narra la leggenda che qui si sia fermato Enea durante il suo viaggio.
Questa bellissima località, frazione di Otranto, è un piccolo centro, abitato da pescatori, che nei mesi estivi si trasforma in un polo d’attrazione d’attrazione internazionale Sorto tra Punta Scuru e Capo Palascia, secondo il poeta latino Virgilio è stato il primo porto del Mediterraneo toccato dall’eroe troiano Enea, in fuga dalla sua città natia.
Famosa è la sua Grotta dei Cervi che ospitò circa 4000 anni fa un insediamento umano.
Bellissime le sue calette e gli anfratti, di cui è degna di nota la Marmitta dei Giganti.
CURIOSITA’: LA LEGGENDA DELLA TORRE
Si narra che i soldati romani a guardia della torre, di notte, stanchi per le lunghe ore trascorse sotto i raggi cocenti del sole, trovassero ristoro in un sonno profondo. Il lontano frinire dei grilli conciliava a tal segno il loro riposo che nessuno di loro si accorgeva che puntualmente, durante le ore notturne, un serpente risaliva dalla scogliera, si avvinghiava alla torre e, con movimenti veloci, strisciava sino alla lampada, beveva tutto l’olio che serviva a rischiarare le acque dal buio della notte e se ne tornava tranquillamente nel suo rifugio sulla scogliera. Puntualmente la luce del faro si spegneva e al mattino i soldati, quando si destavano, pensavano che l’olio si fosse consumato, com’era naturale, per aver bruciato durante tutta la nottata. Un giorno, però, in una calda serata d’agosto, un soldato, svegliatosi all’improvviso, notò il serpente e incuriosito seguì con lo sguardo il percorso che compiva. Lo vide raggiungere la lampada che bruciava il suo olio rischiarando la notte, introdurre la testa nel serbatoio che conteneva il prezioso liquido e uscirne poco dopo, mentre la luce del faro, dopo qualche piccolo guizzo della fiamma, si spegneva lasciando tutto nel buio.
Il soldato svegliò i suoi compagni, che non poterono porre alcun rimedio all’accaduto poiché nessuno di loro sapeva come accedere al deposito in cui era conservata la riserva dell’olio. La notte trascorse, così, nel timore che qualche nave si incagliasse su un fondale troppo basso o perdesse la rotta. Tutt’a un tratto, il silenzio notturno fu rotto dal lontano rumore dei cannoni e da lampi di fuoco che si abbattevano sulla costa vicina di Brindisi. Grande fu lo sgomento per il timore che le navi nemiche invertissero la rotta e si avvicinassero ad Otranto.
Ma tutto ciò non accadde e se ne capì il perché. Il faro di Otranto era spento; per questo le navi ottomane non si erano potute avvicinare alla città che per prima avrebbero voluto violare, ritenendola il punto chiave per cominciare la conquista della penisola italiana. Gli idruntini, messi al corrente dai soldati che per merito del serpente avevano scampato un terribile pericolo, grati all’animale, posero nel loro stemma la sua immagine che ancora oggi campeggia nel gonfalone della città.